...Ormai l'avrete forse già sentito o visto...
Dopo molti rinvii, martedì 6 febbraio 2018 alle ore 21:45 (ora italiana) è partito dal Launch Complex 39A del Kennedy Space Center il primo lancio di test del nuovo vettore SpaceX, chiamato
Falcon Heavy.
Questo nuovo razzo è
attualmente il più potente al mondo, con una capacità di carico di ben 63,8 tonnellate in orbita terrestre bassa! Questo peso supera quello di un Boeing 737 a pieno carico (compreso cioè di carburante, equipaggio, passeggeri e bagagli).
Solamente il Saturn V, il mitico razzo che portò l'uomo sulla Luna, aveva una maggiore capacità di carico.
Il Falcon Heavy è un razzo a due stadi, in pratica composto da un "normale" Falcon 9 completo, più altri 2 primi stadi di Falcon 9 collegati ai lati del primo stadio centrale; in totale quindi ha la bellezza di 27 motori che generano una spinta pari a quella di 18 Boeing 747 al massimo! La spinta è così potente che non viene portata subito al 100%, ma la manetta viene continuamente regolata in base al carico aerodinamico rilevato durante la prima fase di ascesa. Tanto per fare un piccolo raffronto, il Saturn V aveva il doppio della potenza!
In cima al primo stadio c'è ovviamente il secondo stadio col carico.
I 2 razzi "esterni" fungono a tutti gli effetti da
booster e vengono sganciati per primi. A quel punto il volo prosegue come un normale lancio di Falcon 9.
Certo, senza essere un
fanboy della SpaceX, devo dire che in questi ultimi anni la cosiddetta "normalità" di un lancio verso lo spazio è stata parecchio spostata in avanti da quel visionario di Elon Musk, infatti, questo "normalissimo" lancio prevedeva niente meno che il rientro controllato di
tutti e tre i primi stadi!
I due booster a Cape Canaveral, e il primo stadio centrale sulla piattaforma marina semovente OCISLY, che lo attendeva a 300 km dalla costa della Florida.
I booster sono rientrati, atterrando simultaneamente sui loro pad, e la coreografia risultante è di quelle che lasciano a bocca aperta.
Il primo stadio purtroppo ha avuto un problema (si è riacceso solo un motore sui 3 richiesti) e si è schiantato a 500 km/h ad una distanza di 100 metri dalla chiatta.
Lancio di test per il Falcon Heavy SpaceX Non contenti di questi obiettivi, le menti brillanti alla SpaceX hanno ben pensato di inserire un carico simbolico ma molto significativo, anche se un po' tamarro dobbiamo dire (ma qui si fa la storia e non si guarda in faccia a nessuno): la Tesla Roadster rossa fiammante appartenuta ad Elon Musk, alla cui "guida" c'era Starman, un manichino vestito con la stessa tuta spaziale che indosseranno i veri astronauti all'interno della futura capsula Dragon V2 (ho letto su Orbiter Forum che la tuta ha dei sensori e che sta svolgendo dei test per conto della NASA).
Nel cassettino del cruscotto della Tesla è stata perfino inserita una copia della "
Guida galattica per autostoppisti", di Douglas Adams (da cui il riferimento "DON'T PANIC!").
A parte il primo stadio caduto in pieno oceano, il lancio ha avuto il consueto successo: gli speaker sbrodolavano e ridevano di felicità o restavano senza parole, i dipendenti non hanno fatto altro che urlare in estasi, e vorrei vedere, c'è da capirli. Solamente guardando il video io stesso mi sento orgoglioso per loro...non mi immagino cosa possa significare lavorare là dentro e come ci si possa sentire in queste occasioni.
Inizialmente il carico doveva arrivare ad intersecare l'orbita di Marte, ma un surplus (?) di carburante ha permesso di spingerlo un po' oltre, verso la
fascia degli asteroidi.
Vabbè, lascio il posto alle immagini del lancio, perchè c'è una certa perfezione estetica surreale all'apertura dei fairing (minuto 25:48), e nelle immagini della Tesla in orbita sincronizzate con la colonna sonora (Life on Mars di David Bowie)!
Video del lancio:
Starman in orbita:
Pagina SpaceX
- (pdf 262Kb)
Esordio perfetto per il primo Falcon Heavy - astronautinews.it
Falcon Heavy, il lancio più bello di sempre - media.inaf.it
SpaceX, Falcon Heavy ce l'ha fatta - punto-informatico.it
Falcon Heavy, la Tesla verso la fascia di asteroidi - ansa.it